«Sono madre di una figlia di 90 anni… e sono fortunata»

«Sono madre di una figlia di 90 anni… e sono fortunata»

Sono nata negli anni ‘60 da una madre quarantenne e sono rimasta figlia unica. Mio padre è morto da oltre 20 anni. Io e mia madre abbiamo vissuto una più o meno pacifica esistenza, vivendo vite indipendenti, con una grande stima e autonomia reciproca.

Non parlo di affetto perché mia madre è di una generazione per la quale i sentimenti sono cose da tenere per se, anche con i figli e io con lei mi sono adeguata.
Oggi ho 50 anni e mia madre 90. Alcuni anni fa un’ischemia le fa perdere autonomia nel camminare, da tre anni è sulla sedia a rotelle ma lucida. A 90 anni i colpi si perdono nel quotidiano non sui grandi temi, a parlare male della politica è bravissima ma a pagare una bolletta molto meno. Fino a qualche mese fa tutto procedeva bene, con una mia presenza crescente, con un pendolarismo da weekend tutto era sotto controllo. Poi tutto è saltato e il suo handicap oggi condiziona totalmente la mia e la sua vita: sono andate via, nello stesso mese, una dopo l’altra, le due badanti che l’assistevano.
Ho vissuto la ricerca delle nuove persone come un incubo, un’esperienza che ti tira fuori il peggio! Mediare tra le necessità reali, i caratteri di ciascuno e le difficoltà oggettive (hai bisogno, ora e non domani); mi sono sentita ricattata, in balia di altre donne spinte da motivazioni a volte difficili da comprendere e da giudicare, mi sono sentita gravata da una responsabilità che non ero preparata ad avere. Secondo me la badante non è una professione: è una necessità per chi lo fa e per chi ne ha bisogno. E questo falsa tutto, saltano tutte le regole.

Mi sono sentita persa, anche dormire la notte era difficile. Ho avuto la sensazione che la mia vita, da anni indipendente, fosse giunta ad un vicolo cieco, senza via di fuga.
Sono diventata una specie di “madre” di una figlia di 90 anni che non ha nessuna intenzione di avere una figlia che fa la madre!
Insomma un crescendo di conflitti difficili da sostenere dentro e fuori di me.

Dentro di me ho sentito che tutto quello che avevo costruito di solido era andato in pezzi, tutto da rifare! Fuori ho la fortuna di un lavoro flessibile e che per un po’ posso gestire anche a distanza e tanti amici compresivi ma che non possono risolvere il problema.
Eppure sono certamente più fortunata di molti figli/figlie che vivono oggi questa condizione ma soprattutto di quelli che la vivranno tra 20 anni.
Molte donne oggi fanno il primo e unico figlio a 40 anni e oltre; ma hanno idea in che situazione si andranno a trovare? Io e mia madre siamo fortunate, loro no. Io non ho figli a cui badare, mia madre ha una pensione, che le copre i costi delle due badanti, io ho un lavoro sicuro e una casa di proprietà.
Ma una madre che oggi ha 50 e un figlio di 10, destinato a crescere in un mondo nuovo, come farà? Senza pensioni sufficienti, con le case sempre più piccole …
Sogniamo figli cittadini del mondo, donne che lavorano come gli uomini, ma se le cose restano così (senza strumenti, soluzioni condivise) questi figli si troveranno una vita a tempo, destinata a scadere con l’anzianità dei genitori e impossibile da affrontare.
A che destino li stiamo condannando i ventenni di oggi? E che destino aspetta noi, anziani di domani?

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