Nonni e nipoti: quale relazione possibile?

Nonni e nipoti: quale relazione possibile?

In questo periodo storico, i nonni sembrano costituire una solida architrave economica e affettiva per tutta la famiglia: garantiscono ai figli un aiuto economico (Rapporto Eurispes 2015) e suppliscono alla generale carenza di servizi per l’infanzia prendendosi cura dei nipoti.

Uno studio europeo (Share Survey of Health, Ageing and Retirement in Europe), sostiene che ben 33% delle famiglie italiane affida i figli alle cure dei nonni, piuttosto che a quelle della babysitter. In Svezia e in Danimarca meno del 3% delle famiglie.
Il nonno e/o la nonna:

• Arricchisce il mondo cognitivo del nipote. Fonte inesauribile d’informazioni attraverso i giochi o i racconti, rievocando il mondo di 30, 40 anni fa, attiva una dimensione storica relativa al mutamento sociale;

• Riempie il mondo affettivo del bambino. Spesso la relazione è caratterizzata da dolcezza e disponibilità. Costruisce un legame affettivamente significativo, che renderà il/la giovane più impermeabile agli stereotipi sulla vecchiaia;

• Rinforza la dimensione etica: trasmette o conferma norme, valori. E’ una figura adulta di tipo diverso, con valori in parte differenti dal genitore in quanto relativi ad un’altra fase della vita, e con ciò integra quella del genitore;

• Consolida le autonomie. In virtù della maggiore esperienza, spesso è meno iperprotettivo, permettendo al nipote di mettersi maggiormente alla prova e di sperimentarsi.

Ma anche il nipote è una risorsa per i nonni in modo diverso nelle sue differenti età.
Il nipote bambino rappresenta una relazione affettiva significativa in quanto:

• Permette ai nonni di manifestare la tenerezza, quella tenerezza che nei rapporti tra adulti o nella coppia è diventato difficile esprimere;

• Risponde al bisogno profondo di “prendersi cura” dell’altro, fragile e indifeso;

• Rende visibile la propria importanza nella maturazione della personalità dei nipoti;

• Consente di “ringiovanire” stando a contatto con i giovani. Non è un caso che alcuni Comuni hanno inventato la figura del nonno e della nonna della comunità: anziani in buona salute, con tempo libero, senza nipoti o con nipoti ormai grandi, si mettono a disposizione, nella loro città o quartiere, per doposcuola, accompagnamenti, attività del tempo libero.

Si potrebbe quindi parlare di una complementarità fra nonni e nipoti bambini.
Allora, in sintesi, perché questo rapporto è davvero speciale per entrambi?

L’affetto dei nonni cresce bambini felici. Sono una presenza amorevole e rassicurante e con loro i nipoti hanno un rapporto di complicità anche più libero e disinibito rispetto a quello con i genitori. Ormai tendenzialmente estranei ai ritmi frenetici e allo stress del lavoro, i nonni hanno tutto il tempo per ascoltare attentamente i nipoti e il tempo è il dono più prezioso. Il bambino ha bisogno di un adulto che gli dia tutta la sua attenzione e che lo incoraggi nello sviluppo della sua personalità. Ricevere molto affetto nella prima infanzia fa crescere i bambini sereni e sicuri di sé. In particolare, con il giusto supporto emotivo, i piccoli sviluppano la “resilienza”: la capacità di resistere dinnanzi alle avversità.

Occuparsi dei bimbi mantiene in salute. I nipotini corrono da una parte all’altra e stargli dietro è una vera palestra! La loro spensieratezza è una scarica di entusiasmo che tiene in allenamento la mente degli anziani. Gli anziani oggi sono spesso persone attive e dinamiche, che comprendono la società e sono al passo con i tempi, leggono, viaggiano, usano internet. Sono pronti a impegnarsi nel ruolo di nonni: passano metà del loro tempo con i nipoti e sono disposti a cambiare le proprie abitudini secondo i consigli dei pediatri e degli insegnanti. D’altro canto le esigenze della nonna e del nonno vanno rispettate; dovendo affrontare l’età e le eventuali difficoltà fisiche: può succedere che, quando li ospitano a casa, i nonni richiedano ai bambini un livello di quiete maggiore. Le abitudini di vita dei nonni, non vanno del tutto stravolte, è importante venirsi incontro: in questo modo i nipoti imparano che, in determinati contesti, bisogna adeguare il proprio comportamento.

Tra nonni e nipoti è un continuo scambio. Da un lato i nipoti portano i nonni a informarsi e a rimanere radicati nel mondo contemporaneo, piuttosto che rifugiarsi nei ricordi, viceversa i nonni offrono ai nipoti l’opportunità di accedere alla propria storia familiare: la storia è molto più emozionante quando la racconta chi l’ha vissuta! I nonni di oggi rappresentano anche un varco con un passato culturalmente diverso. Nella nostra società multimediale e multirazziale, per il nipote questa può essere un’altra occasione per aprire la propria mente, superando le barriere culturali, imparando a capire e accettare ciò che è diverso. Il rapporto nonni-nipoti trasmette, attraverso le generazioni, il senso di appartenenza ad un gruppo particolare, all’interno del quale lo scambio di aiuto ed appoggio è reciproco e dipendente dalle necessità. Il “nonno competente” – dal latino competere, essere capace di qualcosa – è quel nonno che si mostra sensibile e aperto in ambiti importanti per la formazione della personalità del nipote: quello sensoriale (farsi le coccole, azzuffarsi per gioco, ecc.), motorio(fare attività fisica insieme, organizzare gite, ecc.), emotivo (dare conforto, lodare, ecc.), comunicativo (affrontare le preoccupazioni e i problemi) e cognitivo (trasmettere conoscenze e valori).

I rapporti con i nipoti, frequenti e ben riusciti durante l’infanzia, possono non esserlo in ugual modo e misura quando essi raggiungono l’adolescenza. “Accade allora che i nonni sbiadiscano e, insieme ai genitori, vengano relegati in seconda fila per far posto ad altre figure di riferimento: coetanei innanzi tutto, ma anche adulti che non li trattano come bambini, i nipoti si mostrano distaccati, lontani, quasi estranei, ma non è un dramma!” (Vegetti Finzi S., Nuovi nonni per nuovi nipoti, 2009). Il diradarsi di telefonate e visite significa che l’infanzia è finita; Occorre allora che i nonni spostino il rapporto su altri piani d’incontro e magari anche di scontro. L’importante è non perdersi di vista, far sapere ai giovani che i nonni ci sono e hanno ancora qualcosa da dire. Per riuscire a farlo, occorre mutare l’approccio: i nipoti non sono più bambini, ma neppure adulti, la loro identità si va precisando e ciò li rende, spesso, spigolosi e suscettibili. Tante esperienze vissute, tanti sbagli propri o altrui di cui si sono viste le conseguenze negative, ma anche il percorso di riparazione, tante cadute e tanti nuovi inizi, fanno crescere con il tempo un atteggiamento di benevolenza, di pazienza e di speranza che forse è il dono più grande che gli anziani possono fare ai giovani. Una possibile pista di intesa potrebbe essere partire dal condividere ciò che accomuna queste due età della vita, due fasi critiche dell’esistenza: l’importanza di trovare il coraggio e il desiderio di affrontare il cambiamento, sia fisico sia mentale.


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