Centro diurno si, centro diurno no
Due anni fa mio padre, 82 anni e una vita sempre attiva, passata a lavorare, è stato improvvisamente obbligato a “fermarsi”, per una brutta caduta dalla bicicletta che tutt’ora lo costringe a muoversi a fatica, utilizzando un bastone.
Gli è crollato il mondo addosso … lui che non stava fermo un attimo, mille interessi, mille lavoretti da fare in casa, autonomo in tutti i suoi spostamenti … piangeva spesso, si sentiva paralizzato, non serviva più a nessuno, era invecchiato tutto d’un colpo!
Poi, parlando con il suo medico, sono emerse queste due parole: centro diurno. Io non ne sapevo granché e mi sono informato, scoprendo una possibilità inaspettata.
“Non sono mica un bambino, non voglio tornare all’asilo a disegnare” è stata la prima reazione di mio padre. Al momento non ha voluto saperne nulla e a me sono cadute le braccia. Avevo sperato che fosse la soluzione per permettergli di tornare ad essere “vivace”, di stare con altre persone a raccontarsela e giocare alle carte, di essere seguito. E anche per noi era una bella possibilità per “tirare il fiato” almeno durante le ore del giorno.
Passa qualche giorno e mi sento dire “Ma chi ti ha messo in testa il centro diurno?” il suo modo per farmi capire di averci pensato e di volerne sapere di più.
Ne abbiamo parlato insieme, gli ho detto ciò che io avevo capito di questi centri diurni, gli ho spiegato i vantaggi che poteva ricevere.
Ci sono volute alcune settimane, a volte ne era incuriosito, a volte intimorito e rifiutava l’idea, fino a quando ha accettato di andare a visitarne uno! … E la sua sorpresa è stata nel vedere un luogo allegro, anziani che giocavano a briscola, persone cordiali che lo hanno salutato, la possibilità di pranzare in compagnia.
“Vabbè, hai vinto tu…” mi dice dopo qualche giorno … Ormai è un anno che dal lunedì a venerdì (proprio come quando andava a lavorare) frequenta il centro. Ha anche ritrovato un vecchio amico che non vedeva da anni. È contento di fare fisioterapia, vorrebbe tornare a girare in bicicletta. Aiuta altri anziani nella lettura dei giornali (lui che vede ancora perfettamente senza occhiali), si dà da fare nei lavori manuali che gli propongono.
Per lui è un grosso aiuto, gli è ritornata la grinta nonostante il problema alla gamba e gli acciacchi che piano piano aumentano. Non si sente più solo e si sente attivo.
Anche la qualità della nostra vita è migliorata, sappiamo che durante il giorno sta bene e si trova in un luogo dove può fare cose adatte a lui. Alla sera, quando torna a casa, anche io e mia moglie siamo più rilassati e riusciamo a seguirlo con meno fatica.