Anziani, caregiver e badanti al tempo del Coronavirus

Anziani, caregiver e badanti al tempo del Coronavirus

Il mondo della cura in famiglia sembra diventato ancora più invisibile nel vuoto sociale creato dal coronavirus.  Che cosa sta succedendo all’interno della sfaccettata realtà dell’assistenza in famiglia?

Quale situazioni si stanno verificando? E quali soluzioni si stanno trovando lungo la strada? In che modo si riesce a gestire la cura mantenendo una qualità di rapporti formali e informali tali da garantire a ciascun soggetto dignità, rispetto e collaborazione?

Sappiamo che l’emergenza Corona-virus ha spinto molte famiglie italiane a rinunciare ai servizi di colf e badanti per paura del contagio.

Sappiamo che se altri segmenti del mondo dei migranti sembrano meno toccati dal contagio, anche per motivi anagrafici, quello delle badanti invece è in prima linea. “Le badanti sono il soggetto più a rischio perché insieme a infermieri e medici sono a stretto contatto con le persone malate” scrive Cercabadanti.it, invocando linee guida e vicinanza da parte delle autorità per un settore delicatissimo, ma ancora troppo abbandonato a se stesso.

Sappiamo che molte famiglie hanno in queste settimane licenziato le badanti perché hanno più tempo per occuparsi dei loro cari, sia per risparmiare sia perché avevano paura del contagio. Non ci sono ancora statistiche a riguardo, ma le informazioni raccolte presso le agenzie di matching e i sindacati confermano che questa è la scelta fatta da molti. Facciamo attenzione tenendo presente che talvolta la cura informale dei famigliari espone l’anziano a molti più contatti dell’assistenza fornita da una badante convivente. In famiglia, infatti, ci si dà il turno nell’assistere gli anziani e più numerosi sono i contatti, più forte è il rischio di contagio da parte di qualche portatore non sintomatico.

Sappiamo che oltre il 50% delle badanti in Italia non è in regola, non ha un contratto o lavora ”in nero” per una parte del monte ore che eroga. Sappiamo che il lasciare a casa in particolare queste donne le priva non solo del loro stipendio, ma se lavorano 24 ore su 24, anche dell’abitazione.

Sappiamo che qualcuna di loro ha scelto di abbandonare il lavoro spaventata, in preda al panico, lasciando la famiglia e l’anziano in una situazione drammatica, vista la difficoltà enorme di trovare sostitute in un periodo in cui non si tratta solo (!) di selezionare la persona più idonea alla nostra situazione specifica ma anche di inserire in casa qualcuno di cui non sappiamo nulla circa il suo stato di salute attuale.

Sappiamo che alcune badanti hanno avuto attacchi di panico rispetto al timore della malattia e al vivere chiusa in casa senza poter uscire o avere il cambio, rispetto all’impossibilità di rientrare al proprio Paese, rispetto all’ansia di gestire ancora più in solitudine una delle fasce più fragili della popolazione e quindi più a rischio.

Sappiamo tante cose ma ce ne sono ancora troppe che non sappiamo; vorremmo conoscere le vostre storie, il racconto dell’esperienza che state attraversando, convinti che riflettere insieme sulle situazioni ci aiuti tutti a capire meglio, a individuare strategie, a trovare aiuti, a condividere scelte talvolta difficili. Scriveteci al nostro indirizzo mail, raccoglieremo le vostre idee, proposte, suggerimenti, problemi e vi risponderemo.

Qui di seguito forniamo una sintesi di alcune soluzioni legali per chi dovesse prendere la decisione di interrompere- momentaneamente o definitivamente – la collaborazione con la propria badante.

Informazioni utili

Purtroppo nei decreti del Governo non c’è alcun provvedimento specifico a tutela del lavoro delle badanti, e in aiuto delle famiglie con la badante in regola.

E’ stato soltanto deciso che, in questo periodo di emergenza, l’attività di lavoro domestico e delle badanti può proseguire sia a ore sia a tempo pieno[1]. Le famiglie che temono per la propria salute, del proprio anziano e/o della badante – soprattutto chi ha una badante che lavora ad ore – possono valutare la sospensione del rapporto di lavoro regolato da contrattoricorrendo ad assenze retribuite o non retribuite, a periodi di ferie o anticipazioni del Tfr, evitando così di licenziare. 

Precisiamo meglio le possibilità a disposizione[2]:

  1. Il primo è l’utilizzo di un periodo di permesso retribuito, se non si vuole far pesare economicamente la sospensione sulla badante. Può essere adottata soprattutto quando l’impegno della badante è per poche ore alla settimana; diventa economicamente rilevante per il datore di lavoro quando l’impegno orario è più consistente.
  2. Un’alternativa è il permesso non retribuito che potrebbe essere deciso dalla famiglia ma per il quale sarebbe comunque opportuno trovare un accordo scritto tra datore di lavoro e badante.
  3. In alternativa si può ricorrere alla godimento delle ferie, se ve ne sono di residue. In questo caso, l’assenza retribuita potrebbe essere combinata con il permesso non retribuito, in modo da trovare un bilanciamento tra oneri a carico del datore di lavoro e penalizzazione per la badante.

Se la famiglia decide per una di queste soluzioni – oltre ad evitare il licenziamento – lascia aperta la possibilità di accesso della badante al Fondo per il reddito di ultima istanza, istituito dall’articolo 44 del decreto legge 18/2020 che dovrebbe fornire misure di sostegno al reddito ai lavoratori che hanno cessato, ridotto o sospeso l’attività a seguito dell’emergenza coronavirus.

Inoltre, per venire incontro alle difficoltà economiche e non solo delle famiglie, sono stati sospesi i termini per i versamenti all’INPS dei contributi previdenziali dovuti per colf, badanti. Lo prevede il Decreto legge “Cura Italia”, in vigore dal 17 marzo. In base all’articolo 37 del provvedimento, il periodo di sospensione va dal 23 febbraio fino al 31 maggio 2020. Quanto è dovuto, dovrà essere versato, in un’unica soluzione entro il 10 giugno, senza applicazione di sanzioni e interessi.

La sospensione degli adempimenti e versamenti di contributi riguarda:

  1. Il termine di pagamento dei contributi del primo trimestre 2020, in scadenza il 10 aprile.
  2. Eventuali contributi pregressi dovuti dal datore di lavoro, che dopo aver assunto colf e badanti, ha ricevuto la lettera di accoglimento dell’Inps con indicato come termine di pagamento “entro 30 giorni” dal ricevimento della comunicazione.
  3. La cessazione del rapporto di lavoro domestico, qualora la scadenza del versamento dei contributi, fissata a 10 giorni dalla data di fine lavoro, ricade nel periodo di sospensione.

[1] L’attività del settore non è soggetta allo stop deciso dal Governo (Dpcm del 22 marzo).  Assindatcolf (Associazione nazionale dei datori di lavoro domestico) ha precisato infatti che il codice Ateco 97 include tutti i datori di lavoro domestico .

[2] Da articolo di Matteo Prioschi ne Il sole 24 ore del 24/03/2020

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