Cambiano gli equilibri: come cambia il prendersi cura?
Uno degli errori che spesso si commette quando si diventa datori di lavoro di una badante è di pensare che le fasi iniziali – così impegnative – di selezione, assunzione, inserimento e addestramento – abbiano risolto, una volta per tutte, i nostri problemi e che gli accordi presi valgano per sempre.
Dobbiamo, al contrario, prevedere che a causa di eventi interni o esterni alla famiglia o alle condizioni di salute dell’anziano, andando avanti nel tempo, si verificheranno cambiamenti anche significativi della situazione e quindi nel rapporto di lavoro. L’organizzazione che ci siamo dati finora, spesso faticosamente conquistata, potrebbe essere messa in crisi da molti avvenimenti, alcuni previsti, altri imprevedibili. Sappiamo, ad esempio, che le condizioni di salute dell’anziano potranno peggiorare con l’avanzare dell’età, anche per patologie proprie della vecchiaia.
Ma potrebbero cambiare anche le condizioni di noi caregiver:
“Mi sono occupata io sinora di mio padre e della sua badante, ma adesso mio marito ha iniziato ad avere seri problemi di salute e devo prendermi cura di lui”;
I cambiamenti possono riguardare anche le condizioni dell’abitazione dell’anziano o lo status economico dell’intera famiglia:
“Mio padre ha sempre vissuto in questa casa, terzo piano senza ascensore. Ora ha problemi nel camminare e non è più pensabile fargli fare le scale. Mi hanno suggerito il montascale ma…qui non si riesce a fargli fare le curve…pazzesco! Potrà restare lì o dobbiamo pensare ad altre soluzioni per lui e la badante?”.
“Mio figlio è rimasto senza lavoro con una moglie part-time; hanno chiesto aiuto alle nostre pensioni. Non possiamo più collaborare alle spese di mia madre per la badante; con la sua sola pensione non ce la può fare a pagare uno stipendio completo.”
Se la situazione peggiora e le necessità diventano maggiori, ci potremmo trovare a dover modificare il contratto di lavoro della badante (da part time a tempo-pieno o viceversa), oppure ad dover introdurre, per un breve periodo, l’assistenza notturna, o dover ricorrere ad una seconda badante per garantire i turni di lavoro rispettosi della persona e del contratto o ancora, rivedere le nostre decisioni e valutare se procedere ad un ricovero in casa di riposo/RSA.
In caso di ricovero ospedaliero, possiamo chiedere alla badante di seguire l’anziano durante il ricovero[1]. E’ una richiesta legittima ma da non dare per scontata. Occorre fare una trattativa con la badante stessa e riformulare le decisioni prese in precedenza, situazione nuova e non sempre facile da accettare per lei. Per non avere noi sorprese, concordiamo prima anche gli aspetti più semplici: il pagamento dei biglietti dei mezzi di trasporto casa/ospedale, se farà il pasto al bar (così spezza le lunghe ore di assistenza) entro che cifra deve stare se vuole avere il rimborso. Sembrano sciocchezze ma tutelano noi e lei da incomprensioni, fraintendimenti o piccole furbizie.
Ma come spiegare le nuove esigenze dell’anziano o nostre? Lorenza ci dice, che molto dipende anche da come presentiamo le nuove richieste:
“Fino al mese scorso mi occupavo io della spesa per la mamma, della tintoria, del calzolaio, insomma tante piccole cose. Poi mi è nato un nipotino e mia figlia ora ha bisogno del mio aiuto. Ho chiesto a Asmah di pensarci lei, fa parte dei suoi compiti, ma mi ha guardato male…per farle accettare questo cambiamento le ho fatto capire che così aumentava la sua possibilità di uscire da casa. Allora mi ha sorriso.”
Se diminuisce il grado di autonomia dell’anziano, sicuramente aumenta il carico di lavoro per la badante, diventa più pesante e impegnativo; occorre pensare che è necessario far modificare il contratto mettendo in chiaro le nuove esigenze e l’eventuale diverso compenso.
Possiamo, inoltre, chiedere al Comune se è possibile affiancare, per qualche ora, alla nostra badante un operatore specializzato (OSS o ASA del Servizio Domiciliare) per insegnarle e/o aiutarla in alcuni compiti particolarmente pesanti o difficili (ad esempio, il bagno)
A volte, però, la badante non accetta questi cambiamenti e non è disponibile a modificare il suo modo di lavorare; oppure siamo noi che verifichiamo come questa badante – finora in grado di far bene il proprio lavoro – oggi – essendo cambiati i compiti da svolgere perché è aumentata la fragilità del nostro familiare – non sia più in grado di farlo per vari motivi: il suo stato di salute, l’impreparazione dovuta alla mancanza di formazione, l’incapacità di accettare il cambiamento, ecc.). In questo caso, occorre arrivare alla decisione di sostituire questa badante, trovarne un’altra. Un passo sempre difficile, talvolta doloroso, ma necessario non solo perché abbiamo a cuore la situazione ma anche perché siamo responsabili della qualità della cura offerta al nostro familiare, tutelando chi non è più in grado di farlo da solo.
[1] Il contratto prevede che questo periodo sia considerato una sospensione extra-feriale se la badante non è impegnata nella cura in ospedale e ha diritto a percepire la paga base. Se l’ospedale richiede o è gradito un aiuto esterno, la badante può seguire l’anziano ricoverato mantenendo lo stesso numero di ore da contratto.