La legge sul lavoro di cura:cosa cambia per la famiglia
Le assistenti familiari (cosiddette “badanti”) sono spesso collaboratrici preziose per le famiglie che non riescono a prendersi cura in modo continuativo di chi non è più autonomo.
Solitamente però le famiglie incontrano numerose criticità quando devono cercare e selezionare un’assistente familiare; e anche quando si avvia la collaborazione, spesso si incontrano difficoltà ed incomprensioni. La famiglia ha inoltre bisogno di informazioni sugli aspetti contrattuali. Infine la famiglia si trova spesso davanti ad assistenti familiari che non hanno una formazione specifica.
La Regione Lombardia, nel maggio 2015, ha emanato la legge n. 15, dal titolo “Interventi a favore del lavoro di assistenza e cura svolto dagli assistenti familiari”. Si tratta di un’importante norma, di cui commentiamo due aspetti.
Il primo aspetto riguarda da vicino le famiglie: creare una rete di supporto per il lavoro di cura.
Pensiamo a cosa succede quando una famiglia decide di affidare una persona non più autonoma ad un assistente familiare privata: bisogna selezionare la badante, valutare le sue referenze, informarsi sul contratto di lavoro e sullo stipendio, occuparsi dell’invalidità civile, informarsi sui possibili aiuti economici. Inoltre i familiari devono potersi confrontare con gli operatori sulle difficoltà della relazione, sulle tecniche di assistenza, sulla fatica che questo lavoro comporta.
La legge regionale 15/2015 prevede la creazione di un sistema di servizi coordinati tra loro a sostegno della famiglia nel lavoro di assistenza e cura, per:
• fornire consulenza nella fase di incontro domanda-offerta (matching) e sui contratti di lavoro;
• proporre iniziative di formazione ai familiari;
• aiutare con un lavoro di mediazione in caso di conflitti tra famiglia ed assistenti familiari;
• sostituire la badante in caso di assenze;
• essere seguiti a casa per le difficoltà pratiche di assistenza (tutoring a domicilio);
• attivare forme di aiuto economico alle famiglie che assumono un’assistente familiare.
Non è più la famiglia che, in solitudine, cerca le informazioni e gli aiuti, “spostandosi” da un servizio all’altro, ma sarà il territorio ad offrire un sistema di aiuti coordinato.
Molti di questi interventi, presi singolarmente, sono già operanti anche nel nostro territorio: lo Sportello Badanti, i sindacati, il servizio sociale comunale, i gruppi di auto-aiuto per i familiari. La novità sta nella cooperazione tra di essi, per facilitare la famiglia nel ruolo di “regìa” dell’assistenza.
Un secondo elemento riguarda la professionalizzazione del lavoro di cura.
In Lombardia verranno istituiti i Registri regionali degli assistenti familiari; le badanti che vogliono essere inserite in questo registro devono aver partecipato a corsi di aggiornamento o di formazione, devono aver superato un apposito test di lingua italiana, devono dimostrare precedenti esperienze lavorative nel campo dell’assistenza durate almeno 12 mesi. Senza dubbio la disponibilità, da parte degli assistenti familiari, a dedicarsi ad un percorso di formazione è un chiaro segnale di motivazione e di responsabilità per imparare ad occuparsi degli anziani con maggiore responsabilità, a vantaggio anche dell’anziano e della famiglia.
Questa nuova legge dunque è importante perché riconosce che prendersi cura di un anziano in famiglia è un lavoro articolato e complesso: la famiglia non può essere da sola a gestirlo e ha bisogno di un supporto a 360°, che diventa possibile attraverso la valorizzazione di servizi già esistenti ed il lavoro “in rete” a fianco del caregiver, per un reale aiuto.