Un compito del famigliare caregiver: controllare la situazione
Talvolta nella relazione di cura intervengono più persone che forniscono il loro aiuto, a volte il coniuge, figli, fratelli e sorelle dell’assistito, qualche volta i vicini.
E’ importante e utile che si crei questa specie di squadra a supporto anche di colui/colei che diventa il caregiver principale. Ognuno di loro, però, può avere in mente un proprio modo di vedere e fare le cose, un proprio modo di intendere le regole, i tempi, le mansioni e i modi di occuparsi dell’anziano. Se siete diventati voi il caregiver principale, occorre che siate consapevoli che uno dei vostri compiti è proprio quello di mediare tra tutte queste opinioni in modo da valorizzare comunque il contributo di chi vi sta aiutando nella cura, ricordando però che la decisione finale spetta a voi che siete anche il punto di riferimento per la badante.
Uno dei compiti più complessi è quello di diventare interfaccia tra la badante e l’anziano facendosi carico del controllo della situazione. Non è semplice: si deve trovare una “giusta distanza” che lasci spazio fisico e relazionale all’anziano e alla badante affinché tra loro si crei un legame “affettivo, ma contemporaneamente una “giusta vicinanza” che vi consenta di monitorare i problemi che possono sorgere nella vita quotidiana in modo da poterli affrontare e porvi rimedio.
E’ quindi necessario, soprattutto nei primi tempi, che – in quanto familiare caregiver e datore di lavoro – vi presentiate a casa dell’anziano spesso e senza preavviso, per rendervi conto personalmente della situazione. Ricordate che non è sufficiente raccogliere le informazioni riferite dell’anziano, e neppure ascoltare solo la voce della badante. Occorre che integriamo la voce delle due “campane” con una nostra lettura diretta della situazione.
Controllare la situazione non vuol dire solo verificare che la badante abbia fatto quanto le avevate detto e rispettato gli accordi, ma anche confrontarsi con lei per vedere se le cose funzionano e programmare insieme la settimana successiva. Di fronte ad alcune mancanze/errori della badante, occorre fare uno sforzo e guardare la situazione nel suo complesso: sì, alcuni errori sono stati fatti ma forse sono compensati da altre disponibilità (per es: la badante qualche volta arrivata in ritardo ma è anche vero che non guarda l’orologio quando è il momento di andare via e finisce sempre ciò che sta facendo o capisce che è meglio ritardare la sua uscita se la persona assistita in quel momento ha un bisogno urgente). Ricordiamoci sempre che la badante perfetta non esiste, come neppure il caregiver perfetto!
Per evitare tensioni continue domandiamoci quali sono i comportamenti che noi riteniamo indispensabili e su questi impegniamoci per trasmetterli in modo chiaro alla badante affinché lei li apprenda. Per le altre cose che non riteniamo così fondamentali, cerchiamo di avere un atteggiamento reciprocamente flessibile, considerate le particolari caratteristiche di questo tipo di lavoro.