Ti aiuto o faccio al posto tuo?
È utile proporre al proprio anziano attività di stimolazione delle funzioni cognitive perché l’”inattività” conduce alla perdita della funzione. Sappiamo quanto sia importante, invece, mantenere il più a lungo possibile l’autonomia funzionale dell’anziano soprattutto nelle attività di base della vita quotidiana (ADL).
Le persone anziane – tanto più se affette da demenza – spesso sono ancora in grado di fare molte cose ma non le fanno che dipendono dalla loro perdita di memoria.
Le nostre esigenze di familiari che si prendono cura (caregiver familiare) spesso ci portano a velocizzare i tempi sostituendoci alle persone da curare; ad esempio, lavare e vestire noi la persona è più rapido che lasciare che si lavi e si vesta da sola, intervenendo solo se necessario. Così però l’anziano perderà la sua capacità di lavarsi, vestirsi o mangiare da solo mentre avrebbe potuto farlo ancora se non gli avessimo impedito di compiere autonomamente tali azioni fino a trovarsi in una situazione chiamata “eccesso di disabilità”.
Spieghiamo meglio cosa vuol dire: sono quell’insieme di deficit che non sono giustificati dal deterioramento cognitivo reale della persona anziana ma che derivano dagli effetti che questo deterioramento ha avuto sulla sua situazione, o sul modo in cui è assistita. La perdita delle ADL è spesso causata da un eccesso di assistenza, in cui l’anziano è tenuto passivo anche se, di fatto, è ancora in grado di svolgere da solo la maggior parte di questi compiti.
“Io cerco di aiutare mia madre in un modo ma mio padre fa il contrario. Il medico glielo ha detto “Non aiuti sua moglie, la lasci fare da sola!” e lui “Ma come si fa?…va bene proverò” Poi appena usciti “Parla bene il dottore, non è sua moglie! Mia moglie io l’aiuto, ci mancherebbe altro!” E così mio padre ed io litighiamo in continuazione!”
È molto utile notare i comportamenti che condurranno a sviluppare disabilità in eccesso, cercando di modificarli. Per esempio: una perdita di memoria può impedire ad una persona, ancora in grado di interazioni sociali, di mettersi attivamente in contatto con gli amici perché non riesce ad usare correttamente il telefono = perdita della socialità.
Cosa fare?
Svolgere una funzione protesica è molto importante. Un comportamento è protesico quando svolge una funzione mancante o gravemente deficitaria: possiamo, cioè, sostituire con il nostro comportamento il comportamento deficitario dell’anziano, esattamente come una protesi fisica sostituisce una parte del corpo.
Il comportamento protesico è però consigliato solo per quelle cose che l’anziano davvero non è più in grado di svolgere. Infatti, bisogna avere cura di non sostituirsi nelle funzioni che ancora possono essere svolte dall’anziano, anche se sicuramente in modo meno efficiente, rapido o corretto. Insomma siamo protesici quando permettiamo all’anziano di raggiungere gli obiettivi che non potrebbe più raggiungere da solo.
Occorre un’attenta analisi delle capacità funzionali residue dell’anziano perché poi si possa mettere in atto un comportamento protesico adeguato. Per questo dobbiamo farci aiutare chiedendo prima una valutazione neuropsicologica che possa fornirci indicazioni in questo senso. Il comportamento protesico deve essere il più possibile mascherato in modo che l’anziano colga la vicinanza della persona che sta aiutandolo e mantenga la fiducia in lui senza però notare che in sua assenza sarebbe incapace.